recensioni


UNREST


Quanto l’hardcore fosse forgiabile lo hanno dimostrato gli Unrest, che unendo rock-progressive, psichedelia, mainstream , garage-rock, surrealismo alla Pere Ubu. hanno di fatto coniato un nuovo genere musicale.


Tink Of Southeast, del 1987, è un caleidoscopio di suoni. Predendo le mosse dall’hardcore, la band cesella citazioni su citazioni. Chastity Ballad è forse la migliore, una sorta di vaudeville drammatico cantato in tedesco.Altro scherzo d’autore è S" Street Shuffle. Sembrerebbero i Feelies i principali referenti di Holiday In Berlin, ma si intuisce qualcosa che caratterizzarà persino gli Slint di Tweez. The Tundra è uno dei loro primi strumentali senza né capo né coda, con finale drammatico che probabilmente gli Slint riprenderanno in Breadcrumb Trail. Communist Tart è un travolgente hard-rock che dimostra la straordinaria perizia strumentale della band. Ma piuttosto che epidermica questa musica ha gli spasmi di un martirio e sfiora l’atonalità. Da segnalare anche la cover dei King Crimson di 91st Century Schizoid Man.


In Malcolm X Park, del 1988, brillano le deformazioni chitarristiche jazzate di Dalmations, di Hill, che annovera una serie di riff diversi eppure uguali e una delle massime performance batteristiche della storia dell’hardcore e di Lucifer Rising. L’album si caratterizza anche per un’insolita vena pop (Christina, Ragged).


La commistione fra pop, hardcore e rock and roll si rende evidente in Ben's Chili Bowl, con il suo finale alla Pere Ubu di Chinese Radiation, mentre l’hardcore si fonde con l’industrial in Oh Yeah C'mon e con il progressive (ma anche con il jazz) in Stranger in My Own Hometown.


L’album è comunque intriso di citazioni, che spaziano dai Pixies, nei facili melodismi di Can't Sit Still, ai Dead Kennedys in Castro 59 e in So You Want to Be a Movie Star, passando per l’hardcore più puro di Oils e quello più acrobatico ed epidermico di Strutter.


L’album è completato dall’intimista quanto atipica Dago Red, dominata dalla chitarra acustica, dalle ripetizioni ossessive di Disko Magic, dal basso pulsante di Gas Chair e dagli stacchi violenti della title-track.


Del 1992 è Imperial ff.rr., forse il loro capolavoro. Firecracker lambisce l’avanguardia, con quelle sue reiterazioni iperdistorte, doppiate appena da sinistre sirene. In Champion Nines questa istanza è, piuttosto che cacofonica, iper ritmata. Sono brani esangui, inauditi e profetici. Il caleidoscopio di stili di prima si è trasformato in un’austera musica da camera. Il capolavoro è forse Loyola che potrebbe essere il brano che i Soft Machine non sono mai riusciti a realizzare. Alterna un’ intimista chitarra flamenco ad un crogiuolo di riff incalzanti, ma soprattutto con una vena “seriosa” di musica pop o “giocosa” di musica da camera. E’ il disco definitivo degli Unrest, quello che meglio spiega le variegate sfaccettature di questa band. Gli Unrest, per dirla tutta, talvolta peccano di autoindulgenza. Nella title-track una chitarra appena accennata ripete ossessivamente il solito giro armonico, mentre un conciliabolo di voci, una sorta di gospel che sembra non avere mai inizio fa capolino fra i solchi. Full Frequency è ancor più vicina al progressive, con quella sua lunga introduzione a cappella, cantata a voce mozzata. Altro brano di spicco è Sugarshack, nella quale ha senso solo la sezione ritmica; tutto il resto – a metà strada fra i Feelies e una figura minimalista – sembra casuale. Hydrofil n. 1 è un altro brano sperimentale che nasce da un impatto ritmico piuttosto forte ma che rimane sospeso, come se nno dovesse mai aver inizio. Wednesday & Proud è fra le più celebrali composizioni che il rock abbia mai espresso. La voce è quella di una ballad iperdepressa, il sound e le partiture sono cacofoniche ma dimesse, distorte e contigue.


DISCOGRAFIA


Tink Of Southeast (1987) ****


Malcolm X Park (1988) *** ½


Imperial f.f.r.r. (1992) ****