, del 1971, è la copia sbiadita del precedente. Il brano
è noioso quanto lungo (23 minuti!): alle semplici melodie si affiancano dei giri di basso insopportabili. Accanto ad esso si pone ,
, il primo vero e proprio brano commerciale dei Pink Floyd. Anche stavolta è il basso a tenere il ritmo forsennato. I Pink Floyd, da neoclassici divengono degli amanti della cadenza ritmica, quasi da discoteca.
Melodia e ritmo, dunque, la fanno da padrone. Nello sciagurato capolavoro
Dark Side Of The Moon non cè più scampo. Ai testi bucolici si affiancano delle musiche tutte pericolosamente simili tra loro, patinate e ricche di marcati compiacimenti estetizzanti. Il concept passa da brani banali come
Money , con un assolo rubacchiato ai
King Crimson , ad altri tremendamente melodici, come
The Great Gig In The Sky. Lunico brano a salvarsi è forse
Time, soprattutto grazie allassolo di Gilmour, ma il pezzo si perde nel finale, con una conclusione quantomeno discutibile. Altri brani, come
Brain Damage e Breathe sono solo dei riempitivi di scarso valore.
Il successivo
Wish You Were Here , del 1975, è un po meglio riuscito. La
title-track è una ballata folk per il grande pubblico, ma
Welcome To The Machine è lanello di congiunzione fra i
Kraftwerk e
Neu! con i Throbbing Gristle. Rumori da musica industriale
ante-litteram, uniti ad una vena da fabbrica, con rumori concreti, da far impallidire i
Pere Ubu e i
Suicide . Per il resto, linterminabile
Shine On You Crazy Diamond, non è male, ma un po datata (secondo Barrett). Landamento melodico di questa suite, unita ai contrappunti chitarristici di tutto rispetto, anche se un po troppo umorali, fanno di questo brano una delle perle della produzione floydiana. Come al solito, però esiste lintoppo, costituito da un attacco blueseggiante, decisamente non al passo coi tempi.
Se
Animals (1977) risulta essere il loro peggior disco, quello che segue,
The Wall (1979), appare come lennesima opera di transizione, volta a metter tutti daccordo. Dai ritmi funky (brutta copia dei
Talking Heads ), a quelli da discomusic (bella copia dei Beegees), della trilogia di
Another Brick In The Wall ; dalla tenue ballata (
Comfortably Numb), alla musica orchestrata (
Vera), in questo doppio album si sente un po di tutto. Il successo spasmodico sarà direttamente proporzionale alla convenzionalità dellopera.
The Final Cut è il canto del cigno dellopera dei Pink Floyd. Un disco quasi solista di Waters, una sorta di psicodramma in musica. Nonostante ciò, brani come
Two Suns in The Sunset e The Gunners Dream risultano ottimi, non anche la
title-track, sorta dingegneria pianofortistica priva di qualsiasi pulsione creativa.
I progetti solisti dei transfughi faranno scaturire alcuni dischi che potrebbero essere efficacemente compendiati in un colossale sbadiglio (
About Face, The Pros And Cons, Wet Dream etc.)
Siccome le disgrazie non vengono mai da sole, i Pink Floyd, dopo interminabili beghe sullutilizzo del marchio, si riuniranno per realizzare altri due dischi, rispettivamente nel 1987 e nel 1994, sulla falsariga dei successi degli anni 70.
Il più azzeccato epitaffio della loro carriera può essere costituito da una frase di Gilmour: forse non abbiamo più molto da dire. Ammesso che labbiano mai avuto.
DISCOGRAFIA CONSIGLIATA
·
The Piper At Gates Of Down (1967) ****
·
A Saucerful Of Secrets (1968) ****