, dominato dal basso minimalista.
Repeater è il loro album più venduto e importante. Il brano più interessante è senza dubbio quello d’apertura,
Turnover, ennesima rilettura di tanta musica precedente, ma, non per questo, meno originale. Si caratterizza per continui cambi di tempo, non perde un afflato orecchiabile nel suo assolo sgretolato e nel basso pulsante. Più programmatico è
Brendan # 1: fondendo emo-core, suoni tribali e un'accorata musicalità, non troppo lontana dall’art-rock, i Fugazi hanno coniato un nuovo idioma musicale, forse più vicino alla consapevolezza che alla rabbiosa idiosincrasia nei confronti della società come avveniva nei primi anni 80 coi
Dead Kennedys e ciò si rende evidente nella carica quasi tribale della
title-track, col valore aggiunto delle chitarre tintinnanti. Si ha così la vera cifra stilistica della band, nata dalle ceneri dei
Rites Of Spring. La musica si sorregge in continue esplosioni di ritmo da far impallidire i Pere Ubu, risultando non poco imparentata con gli
Unrest.
Il capolavoro va forse ricercato nell’introduzione di
Blueprint, che poi si ritrasforma in una brano affatto convenzionale (con melodie epocali), sebbene la dinamica venga rimessa continuamente in discussione. Di non minor pregio la danza macabra di
Two Beats Off, i virtuosismi di
Greed, l’afflato quasi funky di
Merchandise
Pur non aggiungendo molto, a livello compositivo, l’album e la band faranno non pochi proseliti, ma questo discorso avrà anche dei risvolti deteriori, costituendo, in un certo senso, un passo indietro nella storia del rock, rinnegando il passaggio da rappresentazione ad astrazione (
Slint ). Ne sono un esempio l’articolata costruzione di
Sieve-Fisted Find che si chiude quasi in sordina e la catartica
Shut In Door, in pieno territorio post-rock. La sola
Styrofoam parrebbe riciclare idee già sentite.
Il post-punk degli Slint e l’hardcore dei Fugazi, mutuato dagli
Husker Du si fondono in un connubio che, in ultima analisi, rinnega l’astrazione per ricadere nelle spire di una musica concitata, ma, in fin dei conti, manierata.
In
Steady Diet Of Nothing (1991), brani come
Latin Roots sembrano voler creare un ponte con il rock più duro, ma si adagiano sovente in un ritornello avvolgente.
Polish assai meno astratto delle prove precedenti fonde minimalismo con sincopi terribili. Il gusto melodico dei Fugazi sembra essere anzi aumentato. Il capolavoro deve essere però cercato altrove, nella
Reclamation, con chitarra minimale e voce recitante.
KYEO, con chitarra gracchiante, esplora anch’essa sonorità nuove, il basso jazzato è forse la nota caratteristica.
Red Medicine, che potrebbe persino essere il loro capolavoro, accentua il gusto per i cambi di tempo e per la sezione ritmica vagamente jazzata. Se
Do You Like Me è una danza tribale per invasati,
Bed For The Scraping ha inizio con un’introduzione eccelsa, per poi ripiegare in un boogie supersonico. La sezione ritmica superba di
Target e l’hardcore puù puro di
Birthday Pony sono altri pezzi significativi.
Latest Disgrace sperimenta un genere nuovo figlio di mille influenze, ma pur sempre fugaziano. In particolare, è una nuova gelida sonorità, quasi slintiana, a fare di questi brani piuttosto delle lied cameristiche. In questo senso ,
Forensic Scene è autentica musica da camera per hardcore. Gli accordi sparuti di
By You (una versione dark dell’hardcore?) segnano la raggiunta maturità di questa band epocale.
DISCOGRAFIA
-
Fugazi (1988) *** ½
•
Repeater (1990) ****
Steady Diet Of Nothing *** ½
Red Medicine (1995) ****