recensioni


SPRING HEEL JACK


Gli Spring Heel Jack sono probabilmente la massima band contemporanea. Due loro album possono, a ragione, essere definiti capolavori epocali, fungendo da ponte per la musica dance, il free-jazz e i ritmi sincopati, ma partendo dalla psichedelia più celebrale.


Dopo gli inizi di musica drum’ n’ bass e jungle, con Disappeared, del 2000, gli Sprin Heel Jack giungono ad un capolavoro che trascende i generi. La sincopata Rachel Point, giocata fra percussioni e fiati, la tenebrosa Mit Wut celebrale rilettura di Careful With That Axe, Eugene dei Pink Floyd , valorizzata da inserti pianistici, l’atmosferica Disappeared 1, con un sound mutuato dall’ambient-music di Brian Eno , sono i brani chiave di uno dei migliori dischi della storia del rock.


L’opera s’insinua nelle spire della mente ed è raro sentire tanta completezza di suoni e strumentazioni, a prescindere dai generi. Tuttavia, la conversione della band al jazz segnerà , ad un tempo, un salto di qualità, ma anche una delusione, poiché il tessuto sonoro, per quanto più compatto, apparirà meno completo.


In ossequio al jazz, eccoli presentare l’album Amassed, del 2002. Double Cross riparte dal be-bop, mentre la strascicata, esotica e sincopata title-track, allo stesso modo, rende omaggio ai grandi del passato, rivisitandoli in chiave moderna. La genialità dell’idea è pari solo a quella dei compositori, capaci, nel brano Wormwood di creare un’ode al caos con droni minacciosi e distorti, in palese contrasto con la solennità degli organi di Lit. Le trovate della band non si fermano qui. Ogni minuto riserva una sorpresa, come nell’improvvisazione di Maroc e nell’alternarsi di suoni infernali e caotici con altri più soffici di . Questo continua altenarsi fra il violento movimento tellurico e la quiete è forse la cifra stilistica dell’album e della band.


DISCOGRAFIA


Disappeared (2000) *** 1/2


Amassed (2001) *** 1/2