recensioni


SMOG


Fra i continuatori del’opera di Nick Drake, passando per gli American Music Club e i Red House Painters un posto di riguardo spetta a Smog (Bill Callahan).


Julius Caesar è del 1993. La voce atipica di Smog fa capolino fra l’alternarsi della batteria e i suoni casuali della lenta danza Strawberry Rash; arpeggio e archi costituiscono la dicotomia coi suoni minacciosi di Your Wedding. Frastagliati fra i lied più sperimentali s’incontrano folk più tradizionali, come 37 Push Ups, Connections e Chosen One e persino brani finto-pop ( When The Power Goes Out) e rock a là Rolling Stones ( I Am Star Wars!).


I pezzi più sperimentali hanno spesso andamento antitetico. Sembrerebbe del resto il leit motiv dell’album alternare dicotomie su dicotomie. Ecco così il clima rarefatto, con synth scatenato di Stalled On The Tracks, il calmiere elegiaco di One Less Star, l’intensa ballad di Golden (forse il vertice del disco), la commistione fra il country e qualcosa di indefinibile ( When You Walk), la ballad reediana di What Kind Of Angel, l’atmosferica Stick In The Mud.


DISCOGRAFIA


· Julius Caesar (1993) *** ½



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