Personaggio cardine della new wave, Patti Smith fu autrice di pochi ma significativi dischi.
La sua cifra stilistica era costituita da un malcelato richiamo allunderground ed alla psichedelia anni 60, rivisitata a modo suo, con il valore aggiunto di un chitarrismo alla
Hendrix , non privo, comunque, di una marcata tendenza allimprovvisazione.
Nellalbum
Horses, il suo capolavoro, la poetica, unita ad un certo istrionismo vocale e contenutistico permettono il raggiungimento di una notorietà insperata, specialmente in virtù di unesplosiva versione di
Gloria dei Them. Gli altri brani sono sulla falsariga di questo che rimane, quindi, la sua opera migliore.
Il successivo
Radio Ethiopia pur rimanendo un album valido non aggiunge granché al suo predecessore, pur accentuando la vocazione alle jam free-form, mentre il successivo
Hester indulge notevolmente per un ritorno alla forma canzone.
Wave, del 1979, propone brani ormai collaudati e ripetitivi, la copia sbiadita dei precedenti (
Dancing Barefoot), come del resto, i continui ritorni di fiamma e le collaborazioni continue dellartista, in special modo negli anni 80-90, che hanno, altresì, un che di patetico.
DISCOGRAFIA CONSIGLIATA
·
Horses (1975) *** ½
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