recensioni


AERIAL M


Gli Aerial M sono la band strumentale nata da una costola degli Tortoise, inaugura una formazione di rilievo con il compito di valorizzare le lente partiture del chitarrista.


L’omonimo Aerial M, del 1997, è un disco strumentale nel quale spiccano le pennellate in stile tardo Tortoise di Dazed And Awake, lenta e monotona nella sua introduzione, con le tastiere in sottofondo con il compito di abbellire e disorientare la melodia. L’effetto è ad un tempo accessibile e straniante, uguale e diverso nello stesso tempo. La batteria introduce la frase centrale, evidente contrappunto del clima stagnante degli inizi, con Pajo che arpeggia e dialoga come ai tempi d’oro degli Slint, che nel finale supera se stesso con una frase che richiama alla mente l’insuperato chitarrismo evanescente di For Dinner…. In un certo senso si tratta di una brillante commistione fra lo slo-core e il post-rock.


Wedding Song No. 2 conferma la statura del chitarrista, indugiando all’infinito con vagiti subliminali, quasi bucolici. L’arpeggio indolente, insofferente e stanco degli Slint di Don Aman rivive e si sposa con i misteriosi sperimentalismi a là Tortoise, a metà strada fra l’orientale e il mediterraneo.


In AASS, la chitarra si muove con meno indolenza e con maggiore precisione, sino all’apertura melodica che introduce la nuova vibrante frase musicale, delicata e ossessiva ad un tempo, prima del finale quasi ridondante.


Always Farewell è il classico acquerello country, conclusione più adatta di un lavorìo sferzante, attento alle note più nascoste, alla sostanza ma anche alla forma, come testimonia la povertà di mezzi a disposizione. I brani sono infatti esclusivamente acustici, scontano un suono tipico, ma indugiano in melodie flebili, per quanto ragionate, non raggiungono certo i livelli di cerebralità degli Slint, o quelli di asincronia dei Gastr Del Sol (coi quali li accomuna la povertà di mezzi), ma si prendono senz’altro una rivincita per quanto concerne la ricchezza espressiva.


Il pezzo più interessante è forse Skrag Theme, lenta litania nella quale nel suo incedere malinconico avviene in realtà di tutto: dal chitarrismo lento e lezioso a là Slint, al minimalismo contemplante infiniti pattern ripetitivi. Di tempo in tempo il brano cambia prospettiva, ma si riadagia in seguito alla sua monotona introduzione. Forse ancora più interessante è l’introduzione di Compassion For Me, ricca di stilemi ora vagamente orientaleggianti, ora effettistici, ora cerebrali. Rachamaninoff indugia con sapienza con gli stessi accordi, conferendo, con la sua introversa tendenza al lo-fi, un carattere quasi goliardico alla statura del chitarrista.


Pajo, con le sue lente evoluzioni chitarristiche, ritorna nel 1999 con un nuovo gruppo, i Papa M, e un nuovo disco: Live From A Shark Cage, che si segnala per le melodie sempre più introverse e per le partiture minimaliste.


Roadrunner, jazzata, swingante, forse imparentata con Cohen anticipa gli acquerelli folk di Pink Holler e di Knocking the Basket (con folate western) e la vena minimalista di Plastic Energy Man e di I Am Not Lonely With Cricket.


Qualcosa di più aggressivo è Drunken Spree, ancor più della poetica Bups, dell’atmosferica Up Norht Kids, della declamante Crowd Of One, della lenta e ragionata Arundel.


DISCOGRAFIA


AERIAL M


· Aerial M (1997) ****


PAPA M


· Live From A Shark Cage (1999) *** ½



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