WHO
recensioni


WHO


Band fra le più note ed influenti della storia del rock, gli Who, hanno condotto, a cavallo degli anni ’60 e ’70 una carriera luminosa, valorizzata delle loro performance dal vivo.


Inizialmente famosi per essere stati il primo self-destruct group, avevano scelto il loro nome – Chi – per la crisi d’identità che scaturiva dal loro essere, ad un tempo, dei mods , teppisti inglesi anni ’50-60, vestiti da Teddy Boys, e degli studenti d’arte. In questo senso volevano forse costituire il contrappunto dei Beatles .


Tuttavia, proprio ai Beatles sembravano rubacchiare i suoni nelle loro prime opere, in verità molto modeste.


My Generation , del 1965, infatti, lungi dall’essere un grande brano, è, innanzitutto un grido generazionale che anticipa di un decennio il punk. E’ un brano tutto sommato orecchiabile, cantato in maniera bizzarra e trascinante. The Substitute è un brano pop-rock, Marianne With the Sheke Hands cita certo folk-rock, in maniera, peraltro, impeccabile. Appartiene alla prima fase degli Who, quella eversiva, anche Tattoo, ma, al pari del brano accennato precedentemente, l’afflato eversivo viene sostituito da un più dimesso ed elegante folk-rock.


In verità, gli Who passeranno alla storia principalmente per i loro concept-album e per i barocchismi dei loro arrangiamenti. Sempre certosini ed eleganti, in un certo senso, faranno, stilisticamente, da contrappunto alle trasgressioni dei primi tempi.


Tommy è il loro concept-album per eccellenza ed è quello che rivela la loro straordinaria capacità di arrangiare ad arte i brani. In questo gli Who daranno un contributo eccezionale, dimostrandosi di gran lunga superiori ai Kinks. L’album è un sensazionale doppio all’interno del quale si alternano brani violenti come I’m Free, un hard-rock stratosferico, altri melodici, con arrangiamenti che sono forse i migliori che il rock abbia mai offerto, come Were Not Gonna Take It , che alterna cori e pianoforte a grandi assoli di chitarra e You Didn’t Hear It. All’interno del disco trovano spazio anche strumentali d’eccezione come Sparks-Underture, che combina arrangiamenti classicheggianti a momenti di rock classico.


L’importanza degli Who, dal punto di vista degli arrangiamenti appare veramente notevole. Sono stati probabilmente il primo gruppo di progressive-rock, ma il loro eclettismo andava oltre tali rigidi schemi formali, ripiegando, sovente, nel rhythm and blues e nel folk.


Nel 1971 pubblicano Who’s Next, che annovera alcuni grandi capolavori come Behind Blue Eyes e Baba O’ Riley e non ha niente da invidiare al predecessore se non il fatto che arrivi con qualche anno di ritardo e ripeta, in linea di massima, gli stessi schemi armonici.


Mentre i grandi gruppi del progressive-rock realizzavano opere che andavano a ricercare la religione (i Jethro Tull con Aqualung), il misticismo (i gruppi della Kosmische Music – Popol Vuh, Schulze, Can), gli aspetti mitologici (King Crimson), gli Who sembrano ben più tradizionalisti e meno ambiziosi.


Il loro ultimo grande disco arriva nel 1973. Quadrophenia è un’altra opera-rock che ricicla le idee dei dischi precedenti, seppure non manchi di belle canzoni. Su tutte Love Reign O’Er Me, con quel suo crescendo romantico e corale, e Real Me.


La loro discografia continuerà ancora regalare successi di pubblico e qualche buona canzone, ma niente più. In compenso, saranno uno dei pochi gruppi a salvarsi dal terremoto punk.


DISCOGRAFIA CONSIGLIATA


· Tommy (1969) *** ½


· Who’s Next (1971) ** ½


· Quadrophenia (1973) ** ½



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