recensioni


VAS DEFERENS ORGANIZATION


I Vas Deferens Organization, di stanza a Dallas, hanno aggiornato al sound degli anni ’90 i deliri cosmici dei Faust e il senso di tragedia incombente dei Residents.


In Trascontinetal Cospiracy (1996) – uno dei capolavori del decennio - First Plane Not To Plummet Seaward esordisce con la musica che perde giri, poi una frase musicale etnica prende il sopravvento, doppiata solo da un ritmo dance. Quando intervengono distorsioni assortite, un misterioso motivo sincopato alla Residents fa capolino fra i solchi. Il metodo compositivo potrebbe ricordare il progressive, ma tutto ciò viene smentito dal trionfo di percussioni e di incastri digitali. Queste trovate surreali e dadaiste vengono, di tempo in tempo, alternate a desplosioni di ritmo dance o jungle. Le manipolazioni elettroniche sempre in primo piano fanno dei Vas Deferens i Fuat del 2000. Quando poi rumori concreti di telefoni predicono un’apocalisse imminente non ci sono più dubbi che si è di fronte ad un’avanguardia nemmeno tanto celata, che sostituisce all’ dei industrial dei Pere Ubu (l’incubo-fabbrica), l’incubo digitale della società telematica. Talvola è music-hall da cabaret bretchiano a creare uno spiraglio coi coevi dei Vampire Rodents in versione prog, talvolta la musica etnica crea un ponte fra di loro e i dei Talking Heads del periodo cut-ups. Nel finale, fra droni spaziali che si innalzano, voci declamanti alla Residents recitano oscuri sortilegi


In Last Few Days In The Land Of Happy Dreams, invece, grandi protagonisti sono le manipolazioni dei nastri e I campionamenti, al punto da far passaree le altre, molteplici, trovate surreali dei VDO, in secondo piano. Non mancano comunque motivi orecchiabili e ricchi di riverberi, misteriose litanie, un banjo che strimpella, droni deformi, un ritmo incalzante, un lungo motivo atmosferico ed esotico (con frastuono alla Red Crayola), un altro imparentato con la new age di Michael Hedges.


T è una delle massime rappresentazioni del caos che il rock-alternative abbia mai espresso. Sono rumori orchestrali chge rincorrono se stessi, distorsioni per tutta la durata del brano si intervallano con suoni casuali di pianoforte. Di tempo in tempo cercano di indovinare una melodia che viene immediatamente rimessa in discussione. Sorprendentemente, nel finale una batteria marziale riporta il sound ai più miti consigli di una reiterazione post-rock


DISCOGRAFIA


Ø Transcontinental Conspiracy (1996) * * * * ½


v Saturation (1997) * * *


v Zyzzybaloubah (1997) * * *


v : Sweat Your Cheeses, (1997) * * *