ha un bizzarro accompagnamento, intorno al quale gravita un violino disperso nel cosmo, nella storia e nel tempo.
, valorizzato persino da un gong, è diretta da due percorsi musicali ben definiti ma confliggenti, rendendo ancor più caotica la trama musicale già di per se criptica. Simile disordine razionale è così laltra faccia del disco e supera in intensità finanche lossessione minimalista delle percussioni, ma non inficia nel menomo modo la sua fruibilità.
Il capolavoro della band del terzo orecchio è forse il disco omonimo, datato 1970. La Third Ear Band si è ormai affrancata completamente dal movimento progressive e fa storia a se. In
Third Ear Band, detto anche Degli Elementi, dedicato come è ai quattro elementi della filosofia greca, queste delizie assumono un significato trascendente. Più che storico o metafisico il messaggio è universale. La Third Ear Band abbandono i conati generazionali di hippie, freak e romantici e tenta una fusione definitiva fra generi tanto distanti quanto suggestivi. Nascono così brani come
Water, col suo inizio ragionato, il suo recupero della melodia e per il gusto del contrappunto.
Earth, la melodia più elaborata, con qualcosa di tzigano, recupera qualcosa del folklore di prima e conferisce maggior importanza alle percussioni. Autentici vortici vengono creati da questa musica che cambia solo nelle prospettive. La musica prende velocità e si trasforma quasi in una tarantella. Il brano eserciterà grande influenza persino sui
Dirty Three.
Fire, forse il loro capolavoro assoluto, è una bolgia di dissonanze. Gli strumenti suonano nella più completa anarchia, al punto da sembrare un solo brusio indistinto. La vera chiave di volta sono così le percussioni, unico suono intelligibile. Il concetto di suono come voce influenzerà grandemente Jon Hassell. Le dissonanze sono la melodia, le percussioni larmonia.
DISCOGRAFIA
Alchemy (1969) ****
Third Ear Band (1970) ****