recensioni


SUBARACHNOID SPACE


Lo space-rock dei primi Pink Floyd rivive nei Subarachnoid Space. Il capolavoro, dopo una serie di album ricchi di improvvisazioni strumentali è datato 1997 e s’intitola Almost Invisible.


Shut Inside presenta droni minacciosi e interventi di basso allucinati. In seguito ripiega per lo space-rock più puro mai ascoltato, mentre s’insinuano delle distosioni barrettiane degne di Interstellar Overdrive. La differenza fondametale ripsetto ai Pink Floyd di fine anni 60 e proprio quella di arrivare trenta anni dopo. Messa da parte l’effettistica, la cinematografia e il gigantismo tecnologico, rimane solo il minaccioso sound dello spazio, dissonante e allucinato, una trance metafisica estenuante, ipnotica e aliena.


Hidden Outside è una rincorsa psichedelica, erige un muro armonico e un tessuto batteristico similare a Careful With That Axe, Eugene. Floating Above The Skyline è dominata della batteria e si tramuta in una sarabanda di dissonanze e distorsioni , che fa quasi da contrappunto all’elucubrata musica rallentata di Below Any Border.


L’apoteosi di ritmi stagnanti e suoni casuali di Outlined In Rust anticipa il festival di distorsioni di Calm Fever, che conclude uno dei massimi capolavori del rock.


Also Rising, del 2001, ripiega per un sound più amorfo e meno estenuante. Dello space-rock è rimasto solo l’impasto sonoro, ormai trasformatosi in un crescendo di suoni giustapposti e velatamente manierati. The Harsh Facts of Life è un brano di psichedelia dilatata, che abbandonate le distorsioni ripega per un sound sinfonico, tucson è orientaleggiante, quasi new-age, attraversa una pianura delicata e non si addentra nelle speriementazioni di un tempo, non rinuncando alla batteria tracendente e ai colpi di gong. Tigris si accosta a TNT dei Tortoise, le cui impennate strumentali relegano i droni in secondo piano.


DISCOGRAFIA


Almost Invisible (1997) *** 1/2


Also Rising (2003) *** ½