recensioni


ROYAL TRUX


Figli degeneri di tutti i conati sperimentali di ogni epoca, i Royal Trux, con Twin Infintives hanno messo la parola fine alla storia del rock.


Quando, nel 1990, apparve questo album, pochi si accorsero che il rock poteva definitivamente ritenersi un capitolo chiuso e che fosse giunto il tempo di creare – forse ripartendo proprio da questo disco e da quello che lo avevano ispirato – qualcosa di nuovo.


Il duo newyorkese, impietosamente, deturpava il sound e la melodia, al punto da renderlo irriconoscibile. L’album è privo di qualsiasi musicalità e comunicabilità. E’ la nemesi medesima del rock.


Il disco trabocca di suoni elettronici, composizioni prive di ogni linearità (il richiamo a Beefheart è d’obbligo), con note spesso configgenti fra loro, il canto è larvato più che mai (imparentato coi Residents), ma, ad un tempo, non ha niente di grottesco, perché l’avventura musicale non è meramente lisergica, né di un’astrazione tutto sommato volta alla ricerca di stupire il pubblico (in fondo, Trout Mask Replica di Beefheart è stato il suo disco più venduto, nel tentativo di renderlo incomunicabile, in realtà era più comunicativo di quanto non potesse sembrare). I Royal Trux cercavano di manomettere il sistema dalle fondamenta.


Solid Gold Tooth, con quel canto larvato da fantasmi, è, in tal senso, il più programmatico, mentre (Edge Of The) Ape Oven, con lunga coda psichedelica, è il brano più accessibile. Osiris trabocca di distorsioni, con una parte quasi statica che fluttua fra i rumori di sottofondo, un free-jazz stanco, stantio e malato. RTX-USA ha il valore aggiunto di un flauto quasi umano che sgorga fra suoni deragliati. Yin Jim Versus The Vomit Creature è una personalissima rilettura del blues del delta, mentre Lick My Boots sperimenta un suono quadridimensionale, con manierati accenni esotici.


E’ sovente l’elettronica a giocare un ruolo fondamentale in queste sperimentazioni (Solid Gold Tooth), alternata a cantilene senza senso (Jet Pet). In Funky Son poi ogni strumentato, memore di Trout Mask Replica va controtempo rispetto all’altro.


Discorso a parte meritano le lied quasi cameristiche per distorsioni di Ratcreeps e di New York Avenue Bridge, contrappunto naturale per i deliri rumoristici di Chances Are The Comets In Our Future e della zappiana Florida Avenue Theme (memore di Weasels Ripped in My Flesh).


Un’opera “mostruosa”, dunque, imparentata con certi grandi del passato, ma, in fondo, nei suoi eccessi, programmatica di un tentativo di rendere comunicativo l’incomunicabile. Ne sono un esempio gli eccessi atonali di Koll Down Weels e l’industrial malata di Glitterbust.


Decisamente più accessibile è l’album omonimo, di due anni dopo. Il duo ritorna (disintossicato come le musiche) ad un rock più epidermico.


DISCOGRAFIA CONSIGLIATA


Twin Infinitives (1990) *** ½


Royal Trux (1992) ***