recensioni


HENRY ROLLINS


Dopo lo scioglimento dei Black Flag, Henry Rollins diede inizio ad una proficua carriera solistica. Il primo album Hot Animal Machine è uno dei capolavori dell’hardcore, una rivisitazione parossistica e maniacale della musica dei Black Flag, sommata ad una carica brutale propria dell’arte di Tom Waits.


La sezione ritmica in primo ordine, le chitarre lancinanti alla Stooges, il canto ora androide (Move Right In), ora colloquiale (Hey Henrietta), talvolta persino brutale e vulcanico (A Man And A Woman), sono le note caratteristiche di questa musica. Il capolavoro nel capolavoro è forse Black And White, a metà strada fra i deliqui di Waits e l’hardcore dei Big Black. A Man And a Woman sembra persino anticipare gli Shellac.


Followed Around e Drive By Shooting presentano un sound assai più elementare, assimilabile a quello dei Black Flag, anche se molto meno veloce e, al pari di Ex-Lion Tamer, rappresentano i brani meno elucubrati dell’album.


I riff insistiti di Lost And Found sono un altro vertice del lavoro, impregnato del chitarrismo sfrontato alla Stooges, specialmente in There's A Man Outside e in Can You Speak This?. L’apide trascendente viene raggiunto con gli interminabili fraseggi della delirante No One, mentre un saggio dell’hardcore più classico si rivela in Hot Animal Machine II.


La cifra stilisitca di Henry Rollins è da ricercare probabilmente la sua capacità di far sposare il “cantautorato” in senso lato poetico con l’hardcore e i ritmi brutali di una sezione ritmica impareggiabile. Lo testimoniano gemme come Hot Animal Machine I e Crazy Lover. Da segnalare anche la cover di Ghost Rider dei Suicide.


Inferiore ad Hot Animal Machine nella ricerca stilistica, End Of Silence, del 1992, risulta essere una commistione di generi fra loro distanti, come testimoniano il canto pseudo-rap di Almost Real, intriso di dissonanze e cambi di tempo, con chitarre a là Helios Creed e pause strumentali eccelse, che rasentano quasi l’etnico, presenti anche in Blues Jam, Another Life e Just Like You. Il dialogare concitato si mostra in tutta la sua grandezza nel brano d’apertura, Low Self Opinion mentre in brani come Grip e Human (un pandemonio strumentale e vocale che trova come unico referente Hot Animal Machine) si può comprendere che questa musica sia qualcosa di più dell’heavy-metal o del grunge. Il resto sono brani sferzanti dominati da riff aggressivi (Tearing), valorizzati dai contrappunti (You Didn’t Need) o iper-ritmati (Obscene e What Do You Do).


DISCOGRAFIA


Hot Animal Machine (1987) *** 1/2


· End Of Silence (1992) *** ½