, catacombale più che mai, funge da sintesi per le trovate di tutto lalbum. Il basso pulsante, la chitarra tagliente, il gotico affatto stereotipato sono la rappresentazione di ciò che la chitarra disegna nei suoi eleganti svolazzi, uguali e diversi ad un tempo.
Le similitudini fra la band e quella dei Joy Division non si fermano certo a questo. La capacità di sposare il facile con il difficile si rende così evidente nel brano di apertura,
Exorcism. Anticipato da strutture assai vicine a quelle dei Pink Floyd di
Set The Control Of The Heart In The Sun, indugia in note lunghissime e distorsioni quasi industriali, lascito forse dei Savane Republic. Il brano impiega molto a prendere forma, ma è forse quello in cui la fantasia armonica è più interessante. La batteria domina così la costruzione, mentre le chitarre sembrano stentare a prendere forma. Il canto tipicamente new wave completa la fuga dalla psichedelia.
Opera di compromesso forse, di mediazione,
Dancing è comunque innovativa. Non un revival, ma un connubio fra band piuttosto importanti, una fusione di dark e psichedelia che non farà tuttavia molti proseliti.
Where Merlin Played ha inizio con una figura elementare di basso, doppiata da un senso esotico, quasi dub. E una intro piuttosto esistenzialista, e lo conferma la voce del leader, che emana un umile senso di sconfitta. Il ritmo si fa marziale e il ritornello quasi arioso crea una qualche parentela con la new wave e col synth. Non avara, invero, di aperture melodiche, questa musica assegna così a questo brano il compito di rendere più umano il sound della band.
In
Moonlight, la più elettrica, il clima claustrofobico cede il passo a manierismi piuttosto metropolitani.
DISCOGRAFIA
Dancing To Restore An Eclipsed Moon (1988) ****