recensioni


ROY MONTGOMERY


Roy Montgomery è unanimamente considerato il più grande chitarrista rock contemporaneo. Cambiando più volte collaboratori o formazione, ha realizzato una serie di capolavori di rock-alternative che, prendendo le mosse dalla psichedelia (Grateful Dead), sono giunti a lambire lande inesplorate dei territori del rock.


Il disco dei Dadamah, This Is Not A Dream , è datato 1992. Come in uno scontro generazionale le cacofonia dei Velvet Underground si mescola con la danza moderna dei Pere Ubu. In realtà si tratta di un esperimento sulla cacofonia in rapporto con la melodia. Limbo Swing è un boogie frenetico a là Velvet Underground appunto, in Papa Doc la voce dark da redivivo Ian Curtis doppia quella femminile, Radio Brain, Brain’s Children e Nicotine sono garage-rock deturpati e frenetici, come High Tension House e Too Hot To Dry sono lunghe litanie di spiriti, a metà strada fra il cerimoniale esoterico e la pur avanguardia. Un saggio di cacofonia è dato da High Time. Tutti i brani sono intrisi di un crescendo spasmodico, di distorsioni maniacali, di melodie superbe. Non manca la ballad reediana di turno: Prove.


Coi Dissolve pubblica, nel 1995, That That Is, album ricco di dissonanze, ancora imparentato con il sound dei Dadamah. 8 Wire ne è un esempio lampante, con il suo interminabile tour de force di accordi impazziti che si rincorrono. Dissong anticipa la musicalità degli Hash Jar Tempo, mentre The Mortal Pleasure Of Wanda Lust rappresenta una summa di queste istanze psichedeliche. Del 1997 è Third Album For The Sun, album che riprende fortemente lo space-rock anni ’60, specialmente quello dei Pink Floyd. Fra le tracce più interessanti, Presume Too Far, con i suoi interminabili, solenni, accordi, frai quali fa capolino la voce stentorea di Montgomery; Rogue Satellite, abbozzo di accordi che confluiscono e si arrestano, mentre un organo cadenza con una litania pseudo-religiosa; la maestosa e briosa ad un tempo Street Philosophers.


La carriera solista di Montgomery si compone di quattro album capolavoro. Il primo, Scenes From The South Island, strumentale, nebuloso, minimalista è forse il più avanguardistico. In Along The Main Divide la chitarra si avventura in chimeriche volte e svolazzi in perenne deliquio, talvolta risalendo la china, talvolta scendendo nei meandri di una psiche martorizzata, come in Twilight Conversation, fatta di rintocchi funebri e feedback. Rainshadow Over Christchurch, conferma il gusto per il silenzio e le pause di Montgomery. I droni soporiferi danno un aspetto di eternità e solennità, mentre il crescendo minimalista si compone di vaghe distorsioni e immani tragedie. In Escape Velocità e in The Road To Diamond Harbour fa la sua comparsa qualcosa che potrebbe ricordare il ritmo. Il crescendo spasmodico di Winding It Out In The High Country è uno dei massimi momenti dell’album. Ma tutto è un illusione di fronte alla maestosa Nor' wester Head-on and The Last Kakapo Dreams of Flying. (Tim Buckley o Kafka, ma senza le parole.


In Temple IV, dell’anno dopo, spiccano i fraseggi di cihtarra, il doppio binario fra il minimalista e la psichedelia più dilatata di She Waits On Temple IV, mentre The Soul Quietens col suo andamento quasi classicheggiante e meditativo doppia la clasutrofobica The Passage Of Forms. Departing The Body, col suo pianismo, è così solo un mero riempitivo in confronto alla magniloquenza tetra di Above The Canopy. Il chitarrismo di Montgomery – autentico marchio di fabbrica – deborda in Jaguar Meets Snake


Dopo la parentesi coi Dissolve vengono pubblicati gli album sperimentali e improvvisati a nome degli Hash Jar Tempo, frutto della collaborazione coi Bardo Pond. Well Oiled, del 1997, ma registrato nel 1995, è una suite di oltre 70 minuti, con brani privi di titolo. La musica passa di continuo dall’ostentazione della propria grandezza, sino alla chiusura impressionista dei propri fraseggi. I brani sono talvolta impressionanti e ininterrotte deformazioni strumentali, quando non indulgono in meccanismi puramente statici. I momenti di onnipotenza musicale si sposano con altri in tono minore, ora elucubrati, ora sintomo di stati d’animo differenti. Una commistione geniale fra la psichedelia, lo space-rock, il surrealismo.


In And Now The Rain Sounds Like Life Is Falling Down Through It, album solista del 1998, spicca il delicato pianismo con tocchi classicheggianti di No She Never Made It To Japan e di Opportunity Passed In Less Than A Minute, il canto baritonale alla Ian Curtis di In Our Own Time; il fantasma di Careful With That Axe, Eugene dei Pink Floyd in Down From That Hill And Up To The Pond, le distorsioni e i disturbi metronomici, al termine dei quali rimangono solo le percussioni della title-track; il tono cantautorale vagamente barrettiano e fiabesco di Entertaining Mr Jones. Talvolta la musica segue un’ascesa trionfalistica, come in Catherine at Aldeburgh e in In Another Time. Al confine fra il mantra e il magma sonoro si pone Algeria?. E’ musica fatta solo di percussioni, è rumore allo stato puro, il messaggio è inintelligibile, come in It All Home, ispirato a Oblomov di Gancarov, dove la voce farnetica frasi senza senso, il clima è di completo dormiveglia, ma soprattutto le chitarre suonano come la batteria. Kafka Was Correct appartiene allo stesso filone, coi suoi rintocchi di chitarra che non vogliono diventare una sequela di accordi. In A Little Soundtrack qualcosa ricorda un pianoforte, ma forse è una chitarra. Ogni strumento si scambia con un altro e cambia le proprie funzioni, proprio come succederebbe… nei sogni;


E’ del 2000 l’ultimo capolavoro solista di Montgomery. The Allegory of Hearing ha non poco in comune con il sound dei migliori Grateful Dead. Ex Cathedra è un affastellarsi di note celestiali, una Dark Star del nuovo millennio. Il più ovvio contrappunto al sound sregolato e snervante degli Hash Jar Tempo è questa musica celestiale di Montgomery solista: i deliri spaziali sono diventati elucubrazioni-masturbazioni chitarristiche. Il moto continuo di Rock, Sea, Muse, Seek cambia solo nella prospettiva, mentre As Te Dali Lama Was Remarking I Believe è dominata da un’unica, insistita frase di chitarra. Rasenta la claustrofobia la breve Sounding The Abyss coi suo i disturbi sonori, il più naturale contrappunto della melodia superba e ariosa di Where The Belltower Once Stood .


From A Promontori cedono il passo al dipanarsi delle chitarre di Resolution Island Suite, prima dell’attacco blueseggiante di At the The Intersection of Herzog &... che anticipa Above All, ricco di contrappunti sonori e la dolce elegia di Compassion.


DISCOGRAFIA


DADAMAH


This Is Not A Dream (1992) ****


DISSOLVE


That That Is (1995) *** ½


Third Album For The Sun (1997) *** ½


HASH JAR TEMPO


Well Oiled (1997) ****


o Under Glass (1998) ****


MONTGOMERY


o Scenes From The South Island (1995) *****


o Temple IV (1996) ****


And Now The Rain Sounds Like Life Is Falling Down Through It (1998) **** ½


The Allegory Of Hearing (2000) *** ½