MELVINS
recensioni


MELVINS


Caratterizzati da ritmiche fra le più pesanti della storia del rock, i brani dei Melvins sono truci postulati di nichilismo deteriore, pesanti miasmi post-psichedelici, benché privi di ogni autoironia, ma anche con il pregio di non prendersi troppo sul serio, costituendo, in ultima analisi, il ponte fra le apocalissi soniche e l’heavy metal.


Ozma, traduce in suoni gli antionirici spasmi, dolori truculenti delle ossessioni antiminimaliste di attori visionari. Vile spicca per la pesante ritmica, At A Crawl per l’incedere maestoso delle sue scariche telluriche. Il senso del “bello” di Let God Be Your Gardener assume le forme di riff robusti e sgangherati, impietosi e risoluti, che in Creepy Smell si tramutano in colpi di basso terrificanti per poi procedere in un ben assestato cambio di tempo. La lenta Kool Legged è la colonna ideale di una lenta agonia e fa il paio con Green Honey giocata su continui cambi di tempo e ritmiche al cardiopalmo. In Agonizer il canto sguaiato è il più degno epitaffio per un’opera certo non raffinata (almeno non nella sua brutalità), ma sicuramente coerente.


DISCOGRAFIA


· Ozma (1989) ***