LOOP GURU
recensioni


LOOP GURU


La world-music di Jon Hassell, sposandosi con l’ ambient-music ha ispirato la produzione dei Loop Guru, attivi sin dagli anni ’80, ma particolarmente ricchi di creatività nei novanta. La band britannica ha soprattutto licenziato due opere pan-etniche: Duniya e Amrita.


In un certo senso, i Loop Guru, con le loro tecniche di campionamento e di cut-up arrivarono con dieci anni di ritardo rispetto ai Talking Heads, ma il loro progetto è ancor più radicale. La jungla artificiale di Born Under Punches, stavolta si insinua all’interno di un clima etnico vero e proprio, non di un palliativo, e costituisce la più ovvia continuazione dell’opera di Hassell.


In brani come Bangdad si indovina il ritmo forsennato e ripetitivo, una variante della tromba di Hassell, una litania che è anche la voce di un popolo, di un etnia, Through Cinemas è un pulsare ininterrotto, un continuo crepit^o di significati latenti, una voce inconfessata di energici richiama a terre lontane, forse anche mutuate dal tramite elettronico di droni e batterie elettroniche, come avoler dimostrare che il punto di discrimine fra la “preistoria” e la “protostoria” possa essere il traffico cittadino (Seen And The Seen).


Sussan 11, così, fra gorgheggi e pulsioni primordiali e Hymn, sono sintesi e non somma delle opere maggiori. Talvolta si esagera con i barocchismi e con l’ausilio delle voci femminili, ma l’impianto è comunque imponente.


DISCOGRAFIA


· Duniya (1994) **** ·