KRAFTWERK
recensioni


KRAFTWERK


I tedeschi Kraftwerk sono stati autori di uno dei più grandi tradimenti della storia del rock.


Inoltre, sono stati i più famosi e sopravvalutati esponenti del kraut-rock. I loro album si suddividono in due periodi storici ben definiti, che trovano, quale punto di rottura, l’album Autobahn, del 1974, il loro primo successo commerciale.


Dopo gli inizi con le free-form jam, i Kraftwerk si predispongono come una classica band kraut-rock, dotata di una solida cultura musicale di base, commista con una carica tipicamente tedesca di elettronica e sperimentazione.


Accanto al progetto Kraftwerk, infatti, fiorisce anche quello Neu!, caratterizzato da una superiore reiterazione dei suoni elettronici e delle percussioni.


I primi due album dei Kraftwerk, con delle copertine molto simili fra di loro, cosa che non agevolerà il successo commerciale della band, sono caratterizzati da un forte sostrato nazionalistico, col recupero di suoni tradizionali, fortemente legati alla loro terra. Al contrario di molte band della kosmische musik ( Tangerine Dream , Klaus Schulze), non è la ricerca di spazi siderali a coinvolgere il complesso, ma un linguaggio che vuole recuperare quello delle macchine (Metropolis), quasi a voler dimostrare il rapporto simbiotico fra queste e l’uomo. In Kraftwerk spicca la potente fantasia di Ruckzuck, Stratovarius smentisce l’assunto e rilancia i Kratwerk come band di musica cosmica, laddove Megaherz è piuttosto un esperimento di musica concreta.


In Kratwerk 2 le sperimentazioni avveniristiche di Wellenlaenge si adagiano piuttosto in un rumorismo lezioso, naturale contrappunto della naturalistica Harmonika e della camaleontica Kling Klang, più vicina al progressive-rock. Atom è spazzata da un vento gelido e non segue alcun logica intelligibile, Strom e Spule cercano di costruire una melodia ma si sfilacciano su se stesse sino ad assumere le sembianze di lugubri e devoluti blues.


Autobahn, album autoindulgente ma pregevole, perde molto dell’avanguardia, per indulgere in una musica progressive, legata al sostrato etnico della band.


Pur con i suoi limiti, si tratta di un album privo di punti deboli. La title-track è una straordinaria sinfonia, ricchissima di suoni, che vanno da quelli tradizionali a quelli elettronici, con forti dissonanze, equilibrati da dolci armonie. Il connubio fra natura e macchina si realizza alla perfezione e raggiunge il suo apice in Morgenspaziergang, con i sintetizzatori che mimano i cinguettìì degli uccelli.


Questo esperimento di musica concreta, conteso fra certa musica aleatoria e che anticipa l’industrial music, crea un ponte fra i Kraftwerk ed i Pink Floyd . Il già citato cinguettìo degli uccelli era presente in Ummagumma ( Granchester Meadows ), il connubio fra uomo e macchina lo sarà in Wish You Were Here (Welcome To The Machine).


Ma i punti in comune fra Kraftwerk e Pink Floyd, purtroppo, non finiscono qui.


Dopo Autobahn, il successo commerciale trasforma i Kraftwerk – come i Pink Floyd – in una band di musica di consumo. Gli album che seguono sono mediocri ed anticipano, in un certo senso, la disco-music. Gli stessi componenti cedono ad un’immagine suggestiva, perdendo gran parte della loro credibilità.


Uno dopo l’altro, Radioaktivitaet, Trans-Europe Express, Die Mensch Maschine, creano lo stereotipo dell’uomo macchina, portando all’eccesso l’elettronica e i timbri sintetici, a discapito degli afflati avanguardisitici degli inizi. Ma la vera mutazione in band di musica di consumo avviene con Computer Welt, disco chiave di tutto il peggio degli anni ’80. Della hit Tour de France, del 1984, è meglio tacere.


Lo scioglimento della band fa tirare un sospiro di sollievo a tutti coloro i quali ritengano – ingenuamente – che fare musica non implichi, necessariamente, vendersi alle logiche di mercato.


DISCOGRAFIA


Kraftwerk (1970) *** ½


Kraftwerk 2 (1971) ****


Autobahn (1974) ***




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