KING SNAKE ROOTS
recensioni


KING SNAKE ROOTS


Gli australiani Kinh Snake Roots hsnno sperimentato un’ardita commistione fra jazz e hardcore.


In verità la band riparte dal garage-rock malato dei Feedtime e in From Barbarism To Christian Manhood, ne da piena prova nella psichedelia dilatata di Buffalo Bob, ancor più che nella jazzata King Snake Roost.


In Things That Play Themselves (1988), Worm’s Eye View rasenta il crossover, incrociando tanto il punk di Radio Birdman e Birthday Party, quanto una forma piuttosto creativa di hard-rock e il consueto garage-rock. D.T.’s è forse il massimo risultato raggiunto dal punk australiano, facendo il punto della situazione fra le istanze post-punk, gli influssi psichedelici e jazzati (il deragliare dei bassi, il sincopato del sax, le chitarre che si lanciano verso l’infinito). Fried richiama persino una trama blueseggiante.


Gound Into The Dirt (1990), ripiega in un’aumentata carica brutale nel riff di Travel Was A Meat Thing, quando non in un estenuato jazz-core (You Are The Night)


DISCOGRAFIA


From Barbarism To Christian Manhood (1987) *** ½


Things That Play Themselves (1988) ****


Ground Into The Dirt (1990) *** ½