La musica si mantiene a suo modo epidermica, niente affatto astratta, ma nelle loro ballad trapela una disperazione come quella del gruppo di Ian Curtis, ricollegabile al proprio periodo storico: altro era il sound di fine anni 70, altro è quello degli ultimo anni 80. In questo, i Galaxie 500 sono forse stati fra i più grandi sociologi del rock tutto.
Musicalmente parlando la musica eseguiva, come nello stile più puro dei Band Of Susans, o più commerciale dei Jesus And Mary Chain, un folk melodico incastrato in cacofonie e distorsioni. Ma forse è più vero il contrario. Figli bastardi dei
Velvet Underground anche loro, dunque, forse più dei decadenti che degli sperimentatori. Sposare la ballad melodica con il tripudio delle cacofonie, come gli shoegazer hanno fatto (o faranno:
My Bloody Valentine) con la canzone pop è stato il loro grande merito. Se poi i Red House Painters faranno il resto, coniugando la new wave vera e propria con il folk e dandogli un sostrato quasi metafisico non conta. In fondo i Galaxie 500 appartenevano agli anni 80 e le doti compositive erano quelle che erano
On Fire (1989) è lalbum musicalmente più valido.
Blue Thunder è un incubo metafisico,
Snowstorm inserisce magistralmente la cacofonia nel fok tenue alla Velvet Underground.
Album interessante, comunque, con il crescendo irresistibile di
Flowers e la contenuta
It's Getting Late.
Decomposing Trees, col suo canto che è un lamento, le melodiche
Another Day e Leave The Planet (con marcati richiami sixties) completano lalbum al pari di
Platic Bird, che potrebbe essere un brano di protesta e
IsnT It A Pity, con una melodia che sarebbe piaciuta ai Magnetic Fields.
This Is Our Music chiude così la produzione dei Galaxie 500 e forse il decennio, dimostrando che il passagio dalla forma canzone pop-rock alla canzone adulta, necessariamente, sembra dover essere asservito alla valorizzazione del rumore.
DISCOGRAFIA
Today (1988) *** ½
On Fire (1989) *** ½
This Is Our Music (1990) *** ½