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recensioni


FAUST


Breve e priva di soddisfazioni, la discografia dei Faust diede alla luce solo quattro album, in cui i richiami a Zappa si legano ad un gusto teutonico per l’elettronica.


Ma in realtà quella dei Faust doveva essere la risposta – più accessibile per il grande pubblico – alle band dei Can e degli Amon Duul II , una sorta di Kraftwerk più espansivi. Nacque, invece, la band alternativa per eccellenza, che trovava la sua cifra stilistica in lunghe jam demenziali, prive di ogni apparente razionalità.



Faust fu realizzato nel 1971 e presentava solo tre lunghi brani-collage, con forti richiami a Zappa, ma col valore aggiunto di un sostrato etnico che si rifaceva, in un certo senso, agli Amon Duul II, pur affrancandosene, in virtù di un humour demenziale e sardonico, talvolta inquietante.


Di fatto, la ricerca stilistica dei Faust – la ricerca del caos primordiale – si compendia in un suono ora cupo, ora demenziale, in testi che sono puri non-sense, in un canto (non canto) larvato, in accenni classici, in deformazioni di suono.


E lo humour sardonico la fa da padrone nel brano più zappiano, Why Don't You Eat Carrots, nel quale il non senso la fa da padrone. La ricerca del caos si compendia nel rumorismo che si affianca al suono demenziale del piano, sino all’apocalittica visione del nulla estremo. Pur nella sua irrazionalità, il brano segue una logica rigorosa, potendo essere suddiviso in quattro fasi. La prima, in cui il sibilo imita l’apocalisse imminente, la seconda e la terza, in cui il caos che ne scaturisce viene descritto con l’alternarsi del suono goliardico del piano e col rumore delle presse, e l’ultima – sintesi delle precedenti – in cui il rumore del vento ripete le frasi musicali sino alla fine.


Meadow Meal è un dialogo di rock-blues e di organi di chiesa, il suo significato è analogo al precedente. Il caos dell’interminabile assolo si compendia in un affastellarsi di urla disumane, alle quali segue il temporale – l’origine o la decaduta del cosmo? – prima del finale romantico dominato da un organo di chiesa, tenue speranza data all’umanità di fronte alla fine.


Nella conclusiva Miss Fortune, il messaggio dadaista si fa vieppiù disperato.


La sperimentazione dei Faust è impietosa. Il complesso non lascia scampo ad alcuna musicalità e va contro ogni più elementare regola melodica, affinché nessun piacere estetico possa scaturire. L’opera è una ricerca antiestetica insuperabile.


So Far, del 1972, sembra, più semplicemente, meno ispirato, nonostante Mamie Is Blue, una composizione di estrema complessità, nella quale il pulsare della batteria è causa di angoscia e il ripetersi ossessivo delle frasi musicali si compendia in un crescendo di sintetizzatori che sembrano ricercare il fine medesimo del cosmo, per poi ripiombare in un silenzio, coronato in una ripresa d’organo. On The Way To Abamae è un brano strumentale, nel quale sembra di assistere a certi echi di musica etnica. It's A Rainy Day, invece, è dominata dal ritmo e da un ritornello molto meno originale dell’improvvisa sferzata cosmica.


The Faust Tapes, invece, sembra assai più disorganico e autoindulgente. Chere Chambre, molto più rilassata e melodica, ricorda i Pink Floyd di Alan’s Psychedelic Breakfast . Der Baum richiama la psichedelia e il folk anni ’60. Flashback Caruso, allo stesso modo, risulta essere un brano melodico e niente più, ma con un interessante progressione di sintetizzatori. Strecht Out Time è contesa fra il goliardico e il disperato.



Faust Iv, del 1973, è uno dei massimi capolavori d’ogni tempo e uno dei dischi più completi e maturi di sempre. Krautrock da il nome ad un intero movimento. Un lungo brano strumentale elettronico, sospeso fra il minimalismo e i Neu! . Pur non avendo nulla di demenziale, il brano aggiunge molto alla produzione, poiché appare una summa dei loro tentativi antiestetici di abbattere le regole estetiche, oltre che un grandioso affresco di spunti wagneriani, il brano fotografa al meglio la concezione del mondo della band tedesca. Non minore l’impatto di Lauft, che ha un inizio lento e romantico, assolutamente classicheggiante, prima di trasformarsi una devastante orgia elettronica e rasserenarsi, come nella tradizione dei Faust, in un messaggio di assoluta positività e poesia.


The Sad Skinhead è il brano più melodico ed accessibile, con un testo demenziale., mentre Jennifer è una cupa ed articolata ballad, nella quale si sentono forti influenze da parte dei Velvet Underground. Just A Second è un brano prodromico, che, sospeso fra i tentativi antiestetici di Krautrock e una certa autoindulgenza, anticipa di molto la produzione dei Suicide . Picnic On A Frozen River , col suo suono quasi jazzistico, è una lunga jam che fa da contrappunto a Jennifer, per quanto attiene l’aspetto musicale. In effetti, la si potrebbe scambiare per una suite dei Genesis o dei Gong . A questo brano può essere associata la zappiana Giggy Smile.


Ma l’ennesimo insuccesso del complesso porterà allo scioglimento e ad un oblìo che durerà sino alla fine degli anni ’80, in cui la successiva riunione non basterà a far rinverdire gli antichi lustri. In questo periodo, peraltro, è stato ripubblicato diverso materiale delle origini. In particolare, 71 Minutes presenta Party 2, una lunga composizione nella quale l’utilizzo dei sintetizzatori, unito ad una reiterazione delle frasi musicali appare essere la costante e la nota caratterizzante.


Nelle loro opere maggiori, i Faust, oltre a realizzare due dei massimi capolavori d’ogni tempo, hanno fotografato con maestria la natura e il destino della civiltà di fronte alla fine, regalando un messaggio positivo, contrappunto naturale della speranza umana nei confronti dell’apocalisse rumoristico delle fasi centrali dei loro brani.


In tal senso, forte è la differenza rispetto a complessi quali i Velvet Underground, nei quali, non si osserva alcuna via d’uscita o messaggi positivi, essendo il portato estremo della concezione post-industriale (“il tutto permesso”). I Faust, invece si ribellano a tale giogo e, si distanziano anche dai Neu!, nei quali all’apocalisse (compendiata dal caos sonoro dei loro sabba elettronici) non si contrappone alcun messaggio positivo (l’organo di chiesa).


DISCOGRAFIA CONSIGLIATA


· Faust (1971) **** ½


· So Far (1972) *** 1/2


· Tapes (1973) ***


· Faust IV (1974) ****



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