recensioni


DEAD CAN DANCE


Classicheggianti, gotici, barocchi, gli austrialiani Dead Can Dance, sono stati una delle band più interessanti degli anni ’80.


La filosofia del gruppo sottende, alternativamente, il gotico come il religioso, ma la perizia tecnica dei componenti, unita alla vena compositiva sopra la media, mette a tacere qualsiasi dubbio di manierismo della loro musica.


Che il progetto sia molto serio lo si intravvede sia dall’album omonimo che, soprattutto, dal loro capolavoro, Spleen And Ideal, del 1985.


De Profundis è il brano di apertura che fotografa appieno, con i suoi stilemi classicheggianti e dai cori eterei, che non mancano nemmeno nell’ottima Ascension, inaugurata da tromboni che ricordano Atom Heart Mother dei Pink Floyd.


Circumradiant Dawn è uno dei vertici del disco, coi suoi vocalizzi, lambisce il misticismo come la disperazione, al pari di Indoctrination che è forse la composizione migliore di tutto il lavoro, mentre le più melodiche ballad The Cardinal Sin e Enigma Of The Absolute hanno un che di inquietante e sinuoso.


Decisamente meno interessante Mesmerism, che smentisce il carattere del disco per ripiegare in una più edonistica new-age e Avatar sicuramente più anonima; Advent e potrebbe sembrare una qualsiasi canzone anni ’80.



DISCOGRAFIA


· Spleen And Ideal (1985) *** ½