recensioni


CHARALAMBIDES


I Charalambides hanno reinterpretato con creatività la psichedelia anni 60 e il genere raga.


L’esordio è il poco più che amatoriale Our Bed Is Green, che, pur con tutti i suoi limiti, può essere considerato uno dei capolavori degli anni ’90. La lied cacofonica espressionista di The Treadmill è solo l’inizio. Pase El Agora è a metà strada fra la psichedelia dei Pink Floyd e i raga, con un crescendo maestoso, quasi da far sembrare Black Pope uno scherzo d’autore. The Core anticipa persino Roy Montgomery, alternando semplici e ripetuti giri di chitarra con vocalismi alla Nico.


I brani maggiori sono Silver Reeds, incredibile viaggio cosmico, con strumenti impazziti, una versione pagana di Interstellar Overdrive, una melodia tanto inquietante da far ricordare i Residents e Cosmic String, un altro viaggio psichedelico senza ritorno , stavolta con le chitarre a dettare il tema, mentre gli altri strumenti muoiono in spazi immani. Droni nasali si stagliano a rifinire il tutto. Se la title-track è un chitarrismo atonale con valorizzazione dei bassi, in Faze Her il fanatasma di Nico riaffiora su un tappeto di svarioni di chiatarra.


Quanto sia profonda la visione della cose lo conferma Neutron Decay: ancora cacofonia, quasi un omaggio allo Zappa più vicino a Varese (Weasels Ripped In My Flesh), mentre Finale è assai vicina al pianismo di Peter Jefferies. In Tea spiccano ancora i vocalizzi, Strange Matter ripiega sul folk da camera, Stuttgart è contesa fra psichedelica e cacofonia, con un gusto particolare per il contrappunto.


Market Square è così la pallida copia di questo geniale quadro astratto. Tose Who Walk è un chitarrismo folk ragionato, lontano anni luce dai raga di prima, We Live Like Pigs è complessa evocativa, tanto narcotica quanto i Codeine, anticipa i Radiohead. La ballad desolata di Bankrupt è il contrappunto naturale per gli accordi impossibili di Think About. Un passo indietro lo fa Namastic, che potrebbe davvero essere slo-core. House With Three Sides recupera la struttura raga del capolavoro, ma la mette quasi in secondo piano, annunciando il tradimento di Inianola, fatta di toni epici e di Magnolia At Last di un chitarrismo più tenue.


L’involuzione dei Charalambides si compie con Joy Shapes (del 2004), lunghe nenie alternando alla perfezione il chitarrismo atipico e i vocalizzi. In Voice For You l’edificio sembra non dover ancora trovare ragione di vacillare.


DISCOGRAFIA


Ø Our Bed Is Green (1992) ****


Ø Market Square (1994) ***


Ø Joy Shapes (2004) *** ½



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