recensioni


CERBERUS SHOAL


A cavallo fra l’ambient e la psichedelia, i Cerberus Shoal sono fra le band cardine, per quanto non certo la più originale, della fine degli anni’90.


Imparentati con I Labradford e gli Spring Heel Jack, costruiscono lied d’avanguardia non privi di raffinate aperture melodiche.


è del 1999. Harvest suona come un pattern acquatico, intervallato dal battito ancestrale. Il tutto in un clima vagamente new-age, con idee forse rubacchiate a Substatic di Peter Jefferies. In Omphalos spiccano le percussioni reiterate, che anticipano le esplosioni tastieristiche alla Labradford.


In Myrrh - (Waft) ritornano i pattern acquatici, mentre in Myrrh - (Loop) si fanno strada le cacofonie degne di un lied d’avanguardia. In chiusura, Myrrh - (Reprise), con melodie da est-Europa.


Più maturo e completo è Mr Boy Dog, che non rinuncia comunque ai manierismi. An Egypt That Does Not Exist, riprende i Pink Floyd più commerciali celandoli dietro un manto di finta avanguardia; Camel Bell è invece degna dei migliori Spring Heel Jack , ma anche dei Black Heart Procession e Roxy Music dei periodi più goliardici. In realtà, dietro tanto costrutto si cela l’ombra di Frank Zappa, in special modo nei moti circensi di Tongue Drongue.


Altro brano piuttosto composito, senza dubbio imparentato con gli Spring Heel Jack è Stumblin' Block, che alterna pattern percussivi a percussioni tribali, con facili melodie e minacciosi riff che potrebbero richiamare alla mente il free-jazz. Intorno si stagliano giri di basso manierati, voci fuori campo, facili palliativi strumentali.


DISCOGRAFIA


· Homb (1999) ***


· Mr Boy Dog (2002) *** ½



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