Il completamento di questo ambizioso edificio sarà realizzato nel 1971, con la realizzazione dellepocale
Tago Mago, uno dei massimi capolavori di sempre. Intriso di misticismo orientale, con calibrate aperture melodiche, unite a distorsioni e musica elettronica, il disco si afferma come fonte dispirazione di tutta la musica seguente. Il centro di gravità della loro musica era costituito dal pulsare estremo ed ininterrotto della batteria, che conferiva al loro sound un andamento violento ed intenso. Il batterista Liebezit, a ragione, può essere considerato il più grande della storia del rock. Il canto-non canto del vocalist giapponese Suzuki creava invece un crisma di spiritualità ambigua. La principale evidente lacuna di fondo della band era costituita da una confusione di ruoli e da una tendenza allimprovvisazione che si traduceva, sovente, in unegomaniaca tendenza degli esecutori ad interminabili happening strumentali. Il problema è che spesso, nel tentativo di creare rock free-form, si ricadeva in unautoindulgenza al rovescio, che sembrava mascherare un disegno musicale poco nitido. In questo, i Can avevano non poche similitudini con gli
Amon Duul II, al contrario dei
Faust, che nelle loro grottesche ed ipersperimentali jam non perdevano per un istante la coerenza.
Lalbum si apre con
Paperhouse. E una ballata tutto sommato melodica, struggente ma distorta, valorizzata dal canto quasi recitato di Suzuki. Le lacune si presentano al momento dei fraseggi musicali, nei quali, il tentativo d imitazione di Velvet Underground scade, spesso e volentieri, in un rock-blues un po manierato alla
Doors.
Mushroom è una suite seminale, in cui può essere apprezzato il canto fuori dagli schemi, ma, soprattutto, lincredibile struttura ritmica di Liebezeit, che, con questo pezzo potrebbe candidarsi a miglior batterista di ogni tempo. Anche in tal caso, il difetto è dato da una composizione un po prolissa e confusa.
Il terzo brano
Oh Yeah riprende la falsariga di
Paperhouse , accentuandone gli schemi e le distorsioni. Introdotto magistralmente dalla batteria di Liebezit, il cui pulsare ossessivo caratterizza e tiene in piedi lintero lavoro, offre una variante più coerente al primo brano.
In
Halleluhwah, un brano fondamentale per le generazioni seguenti, si assiste ad un primo tentativo di commistioni fra la musica funk ed il rock europeo. In verità, la lunghezza e una certa prolissità, non aiutano ad apprezzare appieno la lunga jam strumentale, che rimane, comunque, unica nel suo genere.
La successiva
Aumgn è il brano teutonico per eccellenza, un magma sonoro pressoché insondabile, vicino agli esperimenti di certa musica colta elettronica. Il finale di batteria magistralmente eseguito da Liebezit è il valore aggiunto del brano. Segue
Peking O., sulla falsariga della precedente, ma più grottesca, quasi umana nel suono. La conclusiva
Bring Me Coffee Or Tea è una danza corale tutto sommato ininfluente.
Ovviamente, lermetismo del disco non aiuterà la sua commercializzazione. Lassoluta compostezza, unita alle infinite innovazioni, per quei tempi, renderà incompresibile lesperimento dei Can. Oggi se ne incoraggia la riscoperta, ma gran parte delle trovate di questo disco non possono avere ancora un nome, poiché non si è ancora trovato un epigone, capace di rendere più accessibile il loro suono.
Lintera new wave deve molto a questo capolavoro. In fin dei conti, si potrebbe affermare che sia stato un tentativo di umanizzare, ma, in fondo, anche di migliorare, questo capostipite generazionale. Gli echi di
Paperhouse e Oh Yeah si sentono nei
Television, i
Suicide hanno fatto versioni ben più rilassate di
Aumgn, i
Pere Ubu e
Talking Heads con le loro basi funky hanno ripreso il discorso interrotto da
Halleluhwah . Di fatto, si tratta di versioni più brevi e rilassate, composte, dei tentativi di rivedere e correggere, semplificandone il discorso ed eliminando certe asperità, la produzione dei Can.
Che poi, spesso, i Can ricadessero nelle spire di psichedelie confuse, che il loro sound finisse per diventare troppo aspro, lo si doveva alleccessiva incapacità di rileggere il contingente che avevano i gruppi tedeschi dellepoca. Non era, in fondo, una lacuna, ma una caratteristica. I Can, (come i Faust o i
Neu!) e la loro musica dovevano essere presi per quel che erano, una band di musica sperimentale che discuteva sui massimi sistemi.
Ege Bamyasi, dellanno successivo, conserva gran parte delle trovate rumoristiche dei Can, ma perde il lato onirico-trascendentale, sostituito da un più rasserenante (per modo di dire) rock psichedelico dilatato, non privo di aperture melodiche. Il brano
Phinch, riprende in gran parte le
ballad del disco precedente, con la chitarra che perde consistenza, mentre, al solito, il
vocalist Suzuki si avvicina sin troppo a
Lou Reed. Verrebbe sovente da chiedersi che cosa sarebbero stati i Can senza lapporto del batterista Liebezeit.
Nel 1973, nellinfinitamente più autoindulgente
Future Days, i suoni elettronici hanno il predominio, ma si perde gran parte della carica espressiva e sperimentale degli inizi, quando non si scade nel pop da classifica (
Moonshake).
Ridimensionati nellorganico, i Can non saranno più capaci di raggiungere i picchi artistici
Tago Mago e cadranno lentamente nelloblìo.
DISCOGRAFIA CONSIGLIATA
Tago Mago (1971) ****
Ege Bamyasi (1972) ***
Future Days (1973) ** ½
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