CAMPER VAN BEETHOVEN
recensioni


CAMPER VAN BEETHOVEN


La band californiana dei Camper Van Beethoven ha realizzato, nel corso degli anni ottanta, una serie di ottimi album a cavallo fra il revival della psichedelia e la sperimentazione.


L’album d’esordio, Telephone Free Landslide Victory, del 1985, prevalentemente strumentale, indugiava sulla musica etnica, ma vi aggiungeva un carattere goliardico, che si rifaceva tanto a Zappa , quanto a Bob Dylan. Su tutte, spicca Border Ska. Ambiguity Song è una variante di brano pop sofisticato con inserti di violino.


Nel successivo II & III, i Camper Van Beethoven si affrancano dall’humour goliardico degli esordi e si avvicinano ad un rock-blues atipico e trasfigurato, per quanto mutuato dai Grateful Dead .


L’album omonimo, datato 1986, non può non confermare il linguaggio pittoresco della band californiana, aumentando, peraltro, la varietà degli stili e delle trasfigurazioni musicali e strumentali. In particolare, è la strumentazione variegata e assolutamente fuori dagli schemi (specialmente per quel periodo), che annovera il violino e il banjo, a caratterizzare il sound di questa band, destinata a rimanere fra le più peculiari di sempre. In Peace Of Love il canto androide a là dai Velvet Underground versione The Gift si staglia su uno stuolo di distorsioni e di note lancinanti, mentre un coro avanza un minacciosamente e le chitarre psichedeliche si stagliano sul suono delle tastiere peraltro piuttosto funzionale agli intermezzi strumentali di valore. History Of Utah viene inaugurata da uno stereotipato riff che cambia continuamente forma. Il brano è caratterizzato dai rimbombi di basso, mutuati dal rhythm and blues,che trasmutano in un clima anfetaminico di inserti strumentali liberi, intervallati da violini.


Goog Guys And Bud Guys è introdotta da accordi folk-acid-rock e procede con un motivo orecchiabile, prima che esordisca un canto accorato. Valorizzata da arrangiamenti atipici di violino si conclude con una sorta di motivo tzigano. Quanto la band tenesse ai revival della psichedelica lo dimostra Shut Us Down, con il suo canto da Woodstock e i suoi riff attempati, ma anche Fois e Surprise Truck


Non mancano poi i richiami pan-etnici dei vioni tzigani di Joe Stalin’s Cadillac e Deux Foises, i violini scatenati di We Love You, le rockeggianti Lulu Land, We Saw Jerry's Daughter, la dylaniana Still Wishing to Course .


L’album procede per dicotomie, con l’avanguardia di Stairway to Heavan che si alterna con il pop di Love the Witch, mentre la nervosa Five Sticks si contrappone alla lenta e onirica Pope Festival.


DISCOGRAFIA


Telephone Free Landslide Victory (1985) ***


· II & III (1986) ***


· Camper Van Beethoven (1986) *** ½