- il capolavoro nel capolavoro tromba e violino dettano magistralmente in una fanfara esotica e suggestiva. Il pezzo ha inizio con un delicato strimpellìo di chitarre, che cedono il passo al battito della batteria e al magistrale duetto, che si acquieta, prima di riesplodere, stavolta con il predominio della tromba e il violino che si limita ad accompagnare la melodia.
La
title-track, con quei contrappunti malinconici di basso e lo strimpellìo delle chitarre, offre un canto sommesso, nel quale si sente linfluenza del miglior
Tom Waits, ma non mancano talune cadenze
reediane. Di particolare pregio il lavorìo della batteria. In tal senso,
Sideshow offre un campionario molto intenso di umori.
Stray punta tutto sul ritmo quasi da ballo. Dominata dalla tromba e dai suoi assoli vigorosi, viene completata da un canto sempre più cavernoso, parente prossimo del Tom Waits di
Rain Dogs. Ad un certo punto la tromba cessa di suonare, sostituita da un lamentoso suono di violino, che lascia il segno su uno dei momenti più introspettivi della storia del rock. Ciò che segue è un lamentoso retaggio di quellumore, sino al finale trionfale e ridondante. Ancora la tromba è protagonista in
Chach, mentre
Gypsys Curse appare un po manierata.
Ma i momenti intensi in questo album praticamente non si contano. E il caso di
The Ride, che più di ogni altra accentua quella commistione fra il post-rock e la musica messicana e delle ragionate partiture di
Over Your Shoulder.
In certi tratti il mistero si fa più fitto, per esempio in
Missing, a metà strada fra gli strumentali di Waits e il parlato di Reed e nella tenebrosa
Fake Fur.
DISCOGRAFIA
The Black Light (1998) ****