Ma levoluzione musicale di Buckley è evidente, come la necessità di un passaggio da questa autoanalisi tutto sommato sterile ad unaltra, più rabbiosa, in senso lato più dadaistica, come se dopo aver tentato tutto, non si abbia più niente da perdere e ci si possa abbandonare agli istinti più primordiali.
Dopo linterlocutorio
Blue Afternoon, del 1969, con
Blue Melody, il soul vagamente jazzato e cantautorale di
Cafè e Train,
Lorca, dellanno dopo, è forse il più intransigente, amelodico, dissonante album dogni tempo, percorso da una febbre di vendetta musicale che non risparmia niente e nessuno, spingendosi verso il baratro di
Lorca lunga e straniante, pesante ossessiva atmosfera, doppiata da
Drifting, ancora più assente come il contorno di un fantasma. La sola
I Had A Talk With My Woman sembra recuperare un minimo di brio. Ma è abbandono totale, disperazione, solitudine, il sentimento che incute
Lorca, è un treno deragliate, lapprodo ad una spiaggia deserta, la coscienza della fine.
Se
Lorca è la morte,
Starsailor è, in senso molto lato, la resurrezione, e lo è attraverso le mille pulsioni erotiche che irradia. Come se dopo la fine tutto fosse permesso. I vocalizzi sono ormai alleccesso, la voce si libra come in una jungla artficiale, attorno al calpestìo molesto di strumenti dissonanti. Spiccano comunque le declamazioni di
Jungle Fire, il jazz sopraffino di
Monterey e Come Here Woman, di The Healing Festival e di Down By The Borderline, accanto alle cameristiche, più vicine alla psichedelia che al jazz
Song To The Siren e I Woke Up, allo scherzo dautore di
Moulin Rouge, alle sperimentazioni ardite della
title-track. E lalbum più jazz di Buckley, recensito a pieni voti dalle riviste specializzate. E caos e perfezione, come aveva profetizzato. E il suo canto del cigno.
DISCOGRAFIA
¨
Goodbye And Hello (1967) ****
¨
Happy Sad (1968) *****
¨
Blue Afternoon (1969) *** ½
¨
Lorca (1970) *****
¨
Starsailor (1970) *****
Home