ha unintroduzione ritmata, col predominio della batteria, ma segue poi una dinamica interiore di grande coinvolgimento emotivo. Il finale è una curiosa diatriba tra percussioni primitiviste e moderni arpeggi di chitarra e elettronica.
Grande capolavoro è
Pendulum Man. Inizia con una reiterazione di chitarra spinta allinfinito, ma paga lo scotto di questa antimusicalità, doppiata peraltro da droni apocalittici, con un elegante svolazzo di synth che compendia tutta lopera. I due teoremi si sfidano così a lungo, senza dar tregua, intervallati solo da un geometrico senso di ritmo. Talvolta la musica retrocede, insicura alle sue spettanze, ma il senso non si infrange per così poco e le due istanze proseguono indisturbate per tutta la sua durata, prima che unapertura melodica celestiale (non poco imparentata con gli
Slowdive ) lascia campo libero ad una strumentazione sempre più robusta, che si infrange in un muro di accordi incerti. La dinamica del brano, sino alla sua fine, viene rimessa continuamente in discussione, accordi sempre diversi, trame sempre nuove, ogni secondo è una sorpresa.
Forse più interessante per un (ipotetico) grande pubblico è
A Street Scene, con batteria primitivista, basso jazzato, canto sussurrato e melodia ariosa. Ancor più accessibile è
Eyes and Smiles (con finale pacatemanete urlato).