BARDO POND
recensioni


BARDO POND


L’eredità del rock psichedelico è stata raccolta dai Bardo Pond, band di Philadelphia. Con Bufo Alvarius, del 1994, è stato raggiunto l’apice di questo revival di space-rock. Tuttavia, nel sound dei Bardo Pond si può indovinare in più di un’occasione il rumorismo dei Sonic Youth e dei My Bloody Valentine.


Il capolavoro è probabilmente il brano d’apertura, Adhesive, caratterizzato dai droni spaziali delle chitarre che poi si affievoliscono in un brano che passa continuamente dal rumore alla melodia che si insinua al suo interno. Il chitarrismo dei Gibbons ha davvero pochi referenti nella storia del rock. Altro è parlare della loro vena compositiva, a tratti inesistente, e, quando percepibile, sin troppo evidente nelle sue citazioni degli shoegazer. Assai meno avanguardistici di quanto non possa sembrare a tutta prima, ben più vicini ai rocker, sebbene sembrano vergognarsene, i Bardo Pond sono stati forse gli autori psichedelici meno epidermici che si ricordino. Non inganni dunque il fatto che sia musica quasi non cadenzata e non fondata sul contrappunto, è rock psichedelico aggiornato al duemila, ma sempre rock è…


Bach Pork è più lenta e dominata da una percussività piuttosto scontata, mentre in On A Side Street fa la sua comparsa, dopo l’indugiare introduttivo delle chitarre, quasi cantautorale, il continuo, potente, ronzio spaziale che costituisce la vera cifra stilistica dei Bardo Pond. E’ forte la contrapposizione fra il canto comatoso e il potente straripare, quasi doppiato da un movimento sinuoso. Il rumorismo di Capillary River è affatto accattivante. Inaugurata dai consueti droni spaziali, con un canto antieroico, avanza di buon grado con un chitarrismo ripetitivo, reiterato, che nel suo incedere sconnesso lascia trapelare un certo charme nello stridere involuto delle chitarre.


In No Time To Waste fa capolino finanche il blues, deturpato forse (ma neanche poi tanto!), la batteria che tutto fagocita, il contrappunto e tutto l’armamentario di suoni leziosi che fu degli Hawkwind. Una forte distorsione anticipa un breve frangente di confusione di idee e di lingue, ma poi il brano si riprende nel suo incedere maestoso.


La lunga Absence coniuga questi stilemi con la nuova estetica del basso, che in Vent si tramuta in un pulsare ininterrotto e stridente in puro stile space-rock. La conclusiva Amen rimette tutto in discussione, con la sua introduzione inquietante e ossianica, in buona parte ripresa dai Pink Floyd di Careful With That Axe, Eugene.


Da segnalare le collaborazioni con Roy Montgomery , col quale hanno dato alla luce due dischi a nome Hash Jar Tempo.


DISCOGRAFIA


Bufo Alvarius (1995) *** ½


Well Oiled (1997) ****


Under Glass (1999) ****