AMERICAN MUSIC CLUB
recensioni


AMERICAN MUSIC CLUB


Gli American Music Club annoverano uno dei più grandi compositori che il rock abbia espresso: Mark Eitzel. In Engine (1987), mostra le proprie capacità di creare brani leggendari con vocabolari estremamente degradati. Ne è un esempio Big Night, mentre Mom’s Tv è più vicina al Tim Buckley più disperato. Art Of Love è persino un brano hard-rock.


California è uno dei capolavori del rock. Niente è superfluo o di troppo. Tutto è misurato, come Laughing Stock, con voce vellutata (di grande ispirazione per i Red House Painters) per poi esplodere in un ritornello in sordina. Questa arte folk è peraltro molto più psichedelica, e lo dimostra Highway 5, con strali di cocktail launge e chitarre distorte e le atmosferiche Last Harbor e Blue And Grey Shirt. Meno rarefatta è Lonely, laddove Pale Skinny Girl, più spettrale, esplode in una perfetta frase melodica, in cui la dinamica lento-veloce si rifà finanche all’hardcore.


C’è tempo persino per un richiamo a Beefheart in Bad Liquor e a Bob Dylan in Now Yor’re Defeated, ma brani come Jenny e Western Sky, con strali sixties, mostrano una band capace di un linguaggio inconfondibile.


DISCOGRAFIA


- Engine (1987) *** ½


- California (1988) **** ½


- Everclear (1991) ***